Il progetto deve fare i conti con una informalità che, esterna ad ogni controllo, potrà reinterpretare (recuperando, riusando, riciclando) il manufatto al di fuori dei processi, dei metodi e degli obiettivi che ne hanno determinato la produzione.
Atlante Re-Cycle
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Quaderni ed estratti taggati “economia”:
La difesa, la gestione e la valorizzazione del paesaggio hanno tanto più senso quanto più si siano in grado di dare vita a progetti che esprimano la ricchezza di un dialogo ampio, libero, consapevole.
[…] le trasformazioni sociali della cultura rurale hanno caratterizzato la forma stessa del paesaggio agrario e il disegno della sua architettura; ugualmente la struttura del territorio ai margini dei centri urbani in Abruzzo è testimonianza di uno stato ormai permanente di “situazione di passaggio” in cui sembrano convivere diversi modi di intendere il paesaggio agricolo.
Un nuovo to think project-action capace di sostituire all’impeto della parola “rivoluzione”, l’urgenza e la necessità della parola “risoluzione”, per scenari di “trasfigurazione della dismissione” in cui il progetto ed il processo di riciclo ne interpretano essenzialmente culture ed istanze.
“Postproduzione” e “riciclaggio” s’incontrano nell’ammissione che il mero processo di produzione, di presa diretta non è sufficiente a dare senso al progetto. S’incontrano quindi in un territorio lessicale e procedurale comune a cicli di progettazione di varia natura, dinamiche fisiche e biologiche.
Molto spesso è la presenza del vuoto generato da un crollo ad aprire prospettive inaspettate, suggerire rapporti nuovi con le condizioni al contorno, diventare il vero elemento di qualità del progetto, ed il luogo in cui l’intensità d’uso paradossalmente potrebbe divenire più alta.
La ricerca vuole soprattutto trovare strumenti per dare un nuovo senso e un nuovo uso a quanto già esiste nel nostro territorio, nel nostro paesaggio, nelle nostre città, dare nuova vita a ciò che è scartato o abbandonato, annullando il più possibile i processi di waste.