0_ Le tre traiettorie corollari della tesi
Nell’affrontare i termini dell’op_posizione ecologico/economico per tale contributo teorico alla ricerca Re-cycle Italy, si propone di individuare due parole “cifra” capaci di fare da calibro, misurando e pesando simultaneamente vicinanze e lontananze nelle questioni che i termini stessi aprono nelle definite “traiettorie” in grado di trasferire gli assunti per una nuova prassiologia del progetto urbano ed architettonico. Si tratta delle parole “valore” e “tempo”, della loro qualità paradigmatica di includersi nei significati e nelle derive, quindi di riferirsi a questioni di progetto e di processo, con interesse più diretto in ambito di riciclo urbano ed architettonico, ma anche con riferimento ai componenti ed alle unità funzionali di un dato sistema contestualizzato. Si tratta di assumere posizioni specifiche per il contesto culturale di riferimento che si colloca tra il total recycle design ed il total recycle process.
Nel senso etimologico della parola, il termine “valore” «si riferisce alla misura “non comune” di una dote o di una capacità, di un’abilità […]. Il suo sinonimo economico, si riferisce al termine prezzo, quotazione o pregio […], ma anche alla sua locuzione come “valore aggiunto”, quale incremento dovuto alla trasformazione […]»1Etimologia dal dizionario Devoto-Oli, termine “valore” e suoi sinonimi e locuzioni. . Il “valore ecologico” è l’insieme delle caratteristiche che determina il pregio naturale di un determinato biotopo, esso determina la priorità di conservazione del biotopo stesso. Si considerano di alto valore quei biotopi che contengono al loro interno specie […] di notevole interesse o che sono ritenute particolarmente rare; il v. ecologico si calcola a partire da un set di indicatori che considerano: aspetti istituzionali […], biodiversità […], aspetti strutturali […]2Definizioni estratte da doc. di settore: metodologia sviluppata da ISPRA, 2012. . La parola “tempo”, è invece etimologicamente connessa al significato di “durata” di certe azioni, situazioni o fatti ed anche al loro periodo; il termine, in economia come in ecologia si ritrova sulla condizione assai riferita agli oggetti osservati ed anche sulla sua definizione come “ciclo”. Si parla di “ciclo ecologico” riferendosi a processi di sviluppo e riproduzione di un qualsiasi sistema o fenomeno, si parla di “ciclo economico” per indicare una fase in cui non si hanno comportamenti di un fenomeno in maniera “uniforme” ma in maniera “fluttuante”.3Etimologia dal dizionario Treccani, termine “ciclo economico” e definizioni.
Nella rilettura dei termini nelle loro accezioni ne emerge immediatamente una specifica interpretazione, connessa a fatti di processo (tempo) e di qualità del progetto nel processo che si innesca (valore). Detta capacità con il riferirsi ai temi connessi al recycle, rinviano però ad una ri-significazione quasi inversa, rispetto alla trasformazione ed alla conservazione delle qualità dell’oggetto in questione; ciò avviene, reinvestendo nel suo scarto o rifiuto, sia come capacità di sfidare il valore di origine e nella trasfigurazione di una “nuova vita” nel fermarne quindi il consumo definitivo e totale (arrestando il tempo… ), che come condizione che lavora sulla trasformazione (non conservazione… ) per ritrovare un nuovo valore, quindi un nuovo ciclo di vita (un nuovo tempo… ). Recycle stesso diviene quindi la vera ed originale “op_posizione” al termine valore e tempo, per come lo abbiamo sopra definito in economia ed in ecologia; esso impone una strategia che lavori al “contorno” in termini teorici sui due aspetti, rinviando alla necessità di una nuova metodologia per la risoluzione delle sue opposizioni. Accade di fatto quello che Sara Marini descrive a proposito dell’applicazione della “modalità parassitaria” con «[…] Le condizioni al contorno, riassunte nei termini “luogo” e “tempo”, si fanno motori della riscoperta di questa modalità costruttiva, ma anche come commento critico e conflittuale con le modalità di controllo e progetto vigenti […] ».4S. Marini, Architettura parassita. Strategia di riciclaggio della città, Quodlibet, Macerata 2008, p. 100.. Quindi, anche in tale contesto di riflessione teorica sui termini op_position ecologico/economico si propone di lavorare “al contorno” seguendo tre traiettorie, in grado di riposizionare le strategie in termini di progetto e processo, intercettando le questioni più riferibili al riciclo, riportando le loro condizioni paradigmatiche in ri-scritture di brani selezionati capaci di suggerire l’attesa prassiologia, perché già esplorata.
Traiettoria 1_ L’ambizione del territorio
La sfida tra requisiti ecologici e requisiti economici (variabili) nella capacità di rispondere alle istanze di riciclo, riescono a realizzare una nuova configurazione e produttività del territorio, se il termine “valore” si rinomina come “valore d’uso”. Tale condizione deve essere la più efficace per innescare relazioni e scambi tra la qualità e la quantità dei flussi di materia, di energia e di attività in gioco. L’ambizione del territorio diviene quella di trasformare i contesti di riferimento (urbano, architettonico, sociale, economico) con una nuova organizzazione dello spazio, capace di resistere a tale trasformazione con una sua capacità pro-attiva e proiettiva, una resilienza che si autorganizza al mutare dell’uso di tali contesti. La riscrittura di seguito proposta, mette in evidenza una nuova qualità del progetto che diviene vincente per chi investe nella trasformazione e per chi accoglie la trasformazione, perché risolta nella dimensione dell’utilità collettiva, dello scambio e di un nuovo metabolismo rigenerativo; ciò che con la pratica del riciclo, definisce la configurazione di nuovi spazi ed il riattivarsi di nuove e residuali risorse in altre risorse.
Metabolism as planning principle
«The ambitions of the territory are realised to the full when the system of agricolture, habitation, industry, nature, recreation, etc. that lie alongside and superimposed on one another start to cooperate an interact. Rather than simply creating a place for burgeoning collectivity, territorial collectivity in this istance organises itself around the sharing of services and amenities. This collective organisation thus shares the territory and organises its Evolution and transformation towards a more sustainable state. […] Residual heat can be used for the surrounding housing so that the two are more closely connected to each other. The exchange of interests means that mutual win-win situations – or productive relationships – determine the organisation of space»5AWJGGRAUaDVVtAt, in The Ambition of the Territory, in “Belgian Pavillion, 13th International Architecture Exhibition”, la Biennale di Venezia 2012, p. 10. .
Traiettoria 2_ dalla green economy/city alla blue economy/ecosystem
Il passaggio dal modello urbano “green” (D. Owen, Green Metropolis, Egea ed., Milano, 2009) a quello imprenditoriale “blue”6G. Pauli, Blue Economy. 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro, Ambiente, Roma 2014. di fatto spinge la città stessa a divenire un nuovo scambiatore di energia e materiali, metabolizzatore di risorse, non solo al fine di una propria sussistenza, ma anche di una vita di altri cicli di risorse, attività, economie, in sintesi un nuovo generatore di capitale economico e sociale. In tale senso è interessante comprendere quanto nei processi di riciclo, il ciclo di vita delle componenti urbane (LCA) sia capace di innescare nuovi modelli di cicli di costi (LCC), capaci di caratterizzare la differenza (come e perché) tra il noto ecological design ed un innovato sustainable urban design. Quanto la variabile “tempo”, in tali scenari, caratterizzi un differente concetto di “risparmio” tra recycle ecologico e recycle economico.
Dal metabolismo urbano per esempio possono essere espulsi residui delle attività umane capaci di innescare processi di metabolismo agricolo o di progettualità alla scala dell’industrial design o risorse per reti energetiche diffuse. Ciò giustifica la necessità di concepire anche il rapporto tra costi/benefici nei processi di riciclo, non in maniera convenzionale, non con riferimenti standard da assumere per verificare guadagni e perdite. Mentre tra i processi di energy pay back (rientro economico dell’investimento) ed energy ecological impact (recupero ecologico dell’energia grigia) in progetti tecnologici di uso delle fonti rinnovabili, la variabile tempo e costi di fatto si riferisce a processi lineari, in progetti di riciclo misurare la tracciabilità di un progetto e delle sue risorse (filiere) mette in campo, tra ecologia ed economia (e magari anche sull’impatto sociale) cicli di tempo e modelli d’uso, in entrata ed in uscita, in un processo assai meno lineare e più connesso a variabili del tutto disomogenee (distance to place, material quantity, factor CO2, factor man-hours, factor industrial-hours, factor labour costs, factor material costs…).
La riscrittura di seguito proposta, mette in evidenza una condizione di atemporalità tipica dei processi di riciclo, ancora di più di quelli che utilizzano lo scarto. Il principio fondativo di una vera e propria “cultura” dei rifiuti che dovrebbe considerare una vera e proprio cultura del riciclo, in cui cambiano anche i termini di riferimento nel rapporto tra progetto e processo e dove per esempio il trasferimento di risorse e progetti può avvenire da contesti di settore completamente estranei nella loro definizione e con tempi e cicli differenti.
Cultura dei rifiuti
«[…] nella storia assai complessa della produzione e dello smaltimento dei rifiuti umani, hanno svolto un ruolo determinante la visione dell’”eternità” e la sua attuale caduta in disgrazia. Soltanto l’infinito è pienamente e autenticamente onnicomprensivo. Infinito ed esclusione sono incompatibili, e così anche infinito ed esenzione. Nell’infinità del tempo e dello spazio tutto può succedere, e tutto deve succedere. tutto ciò che è stato, è e forse sarà ha il suo posto. La sola a non avere spazio nell’infinito è l’idea del “non spazio”. L’idea cui l’infinito non può far spazio è quella dell’esubero, dello scarto. […] Nell’infinito tutto è riciclato senza fine […] oppure eternamente esistente […]»7Z. Bauman, Vite di scarto, Laterza, Bari 2004, pp. 117-8. .
Traiettoria 3_ Le trasfigurazioni in esperienze di Re_Learning EcoCity
Il passaggio dal modello della “città per progetti” alla “città-laboratorio”, alla “città in transizione”, proietta il potere della conoscenza e le sue forme di disvelamento verso una città futura capace di avere una nuova dimensione comunicativa8E. Rullani, La Fabbrica dell’Immateriale, Carrocci, Roma 2004., ma anche una nuova economia basata sulla conoscenza. Attraverso l’agire sociale ed il controllo ecologico delle trasformazioni, si intercettano le “comunità concrete” in grado di produrre “senso” nel costruire dei mondi vitali. Si tratta di una topografia reticolare delle partecipazione sociale9G. Perulli, Visioni di città, Einaudi, Torino 2009. in cui i processi di riciclo possono essere acceleratori di questo bisogno di “autorganizzazione”. Questa forma di costruzione dal basso, innesca per il potere del riciclo stesso nell’epoca della terza generazione post “obsolescenza programmata”, un fenomeno di “retroazione” in cui il 1°obiettivo torna ad essere quello dell’autosufficienza energetica e di materiale ed il 2° quello della resilienza.10S. Latouche, Usa e getta, Bollati Boringhieri, Torino 2013 Quindi si tratta di innescare nuovi processi per riempire gli spazi di luoghi e collettività, riciclando ciò che è privo di senso, residuale o interrotto, un “junkspace” manifesto, capace di produrre trasfigurazioni partendo dai luoghi di scarto, dagli oggetti di scarto ma anche dalle visioni di scarto. Si considerino in tal senso le pratiche di Re_Learning Ecocity, in cui la parola chiave torna essere “apprendimento”, l’approccio più adatto per una learning ecology, capace di tenere ben presente il ruolo degli attori che entrano in gioco11K. Lynch, Deperire. Rifiuti e spreco, trad. it. M. Southworth (a cura), Cuen, Napoli 1990. e tendere comunque ad una modificazione capace di aggiungere alle note caratteristiche degli ecosistemi, anche altri valori sensibili come la cultura o la consapevolezza e più strutturali come la stabilità economica.
Si tratta quindi per esempio, di indagare come all’interno dei nuovi cicli di vita della città e del territorio, attraverso il riciclo dei “beni comuni sociali” in “beni comuni fruttiferi” si possano innescare nuove filiere produttive e riattivare economie alla scala di comunità e struttura sociale di riferimento. Ciò di fatto si realizza partendo proprio da un nuovo principio di ordine che recupera nel valore dello scarto quella nuova economia riscattata dal rifiuto. Nella rilettura di seguito proposta ciò avviene proprio secondo quel riferimento contestuale che anche Ezio Micelli (Convegno Re-cycle Op_position, IUAV, Venezia, 4 aprile 2014) individua quali “luoghi sospesi”, territori di elezione recycle, capaci di innescare processi di scala, mobilitare risorse locali ed anche cambiare gli strumenti di gestione convenzionali in altri più evoluti ed adeguati, anche in assenza di plusvalore dei beni e servizi.
Do-It-Yourself City
«Work, thought, is what this D.I.Y. city has not shied away from. In June a group including Mr Paffendorf of loveland spent S1,000 for two abandoned houses across from the vacant Michigan Central Station, a symbol of Detroit’s decline, and, along with the Packard plant, a must-stop on any hardscrabble tour. They renamed the buildings-shells filled with debris and few squatters – Imagination Station And hope to transform them into an artists’ enclave and green space. There wasn’t much to see yet, but Mr. Paffendorf offered a tour. “Welcome home”, he said, pushing open the battered door, with a hole where the lock should be. The next day he and his girlfriends and partner, M. L. Carter, were at Maker Faire, sitting behind a table covered in sod, publicizing Loveland. They sold 70 inches of Detroit»12M. Ryzik, Wringing Art out of the Rubble in Detroit, «New York Times», 3.08.2010. .
00_ Considerazioni sulla sfida Recycle ecologico/economico
Avendo proposto il tema dell’opposizione come una sfida su un ring che si svolge fuori dal campo, nei suoi margini e contorni, è evidente che anche per questa tesi, come per le altre discusse nel convegno Re-cycle Op_position, rimangono da fare “i compiti a casa”. Sono compiti connessi ad un nuovo approccio di sustainable learning nelle azioni e retroazioni di carattere urbano ed architettonico, nell’uso delle risorse (ecologiche ed economiche), ma anche di un’idea del valore che progetta il tempo e del tempo che proietta il valore in nuove visioni. Un nuovo to think project-action capace di sostituire all’impeto della parola “rivoluzione”, l’urgenza e la necessità della parola “risoluzione”, per scenari di “trasfigurazione della dismissione” in cui il progetto ed il processo di riciclo ne interpretano essenzialmente culture ed istanze.
References
1. | ↑ | Etimologia dal dizionario Devoto-Oli, termine “valore” e suoi sinonimi e locuzioni. |
2. | ↑ | Definizioni estratte da doc. di settore: metodologia sviluppata da ISPRA, 2012. |
3. | ↑ | Etimologia dal dizionario Treccani, termine “ciclo economico” e definizioni. |
4. | ↑ | S. Marini, Architettura parassita. Strategia di riciclaggio della città, Quodlibet, Macerata 2008, p. 100. |
5. | ↑ | AWJGGRAUaDVVtAt, in The Ambition of the Territory, in “Belgian Pavillion, 13th International Architecture Exhibition”, la Biennale di Venezia 2012, p. 10. |
6. | ↑ | G. Pauli, Blue Economy. 10 anni, 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro, Ambiente, Roma 2014. |
7. | ↑ | Z. Bauman, Vite di scarto, Laterza, Bari 2004, pp. 117-8. |
8. | ↑ | E. Rullani, La Fabbrica dell’Immateriale, Carrocci, Roma 2004. |
9. | ↑ | G. Perulli, Visioni di città, Einaudi, Torino 2009. |
10. | ↑ | S. Latouche, Usa e getta, Bollati Boringhieri, Torino 2013 |
11. | ↑ | K. Lynch, Deperire. Rifiuti e spreco, trad. it. M. Southworth (a cura), Cuen, Napoli 1990. |
12. | ↑ | M. Ryzik, Wringing Art out of the Rubble in Detroit, «New York Times», 3.08.2010. |