L’Urban Metabolism, dopo anni di oblio causati da una ipertrofia dello sviluppo che ha separato le componenti della città (suolo, acqua, energia, mobilità) per impacchettarle in progetti di riqualificazione simili ai “titoli tossici” di una urbanistica subprime, torna oggi protagonista di una dimensione ecosofica dello sviluppo, strumento proattivo per ripensare la città contemporanea, per reimmaginare l’urbanistica e per riattivare la qualità della vita entro un nuovo progetto di futuro. Come ogni riscoperta, tuttavia, il metabolismo urbano si carica di retoriche che rischiano di anestetizzarne il valore generativo, confinandolo spesso tra le vuote retoriche del linguaggio disciplinare. Serve quindi un’azione rigeneratrice del concetto, che lo liberi dalla dimensione puramente funzionale, per consegnarlo alla più adeguata dimensione ecosistemica: un “iper-metabolismo” multiplo, fisico e sociale, culturale ed economico, insediativo e produttivo, locale e metropolitano, urbano e rurale. L’Urban Hyper-Metabolism, a cui è dedicato questo volume, è capace di generare nuova energia a partire dai cicli territoriali ancora attivi e da quelli latenti, di riattivare quelli interrotti e di farne nascere di nuovi dalla metamorfosi metropolitana che stiamo vivendo, in cui i cicli urbani si fondono con quelli rurali, i flussi di servizi sono supportati dalle reti di cittadinanza attiva, i cicli produttivi tornano ad alimentare la vitalità delle città, lo spazio fisico si illumina della intelligenza digitale. E di metabolismi si parla molto in questo libro: funzionali, energetici, ecologici, produttivi, sociali e culturali. Se ne parla come metodo e come metafora, se ne propongono visioni olistiche e tattiche locali, si immaginano e progettano nuovi cicli vitali. Ma l’iper-metabolismo di cui parliamo non è la sua versione “ipertrofica”, tutt’altro!
L’iper-metabolismo è un paradigma dirompente per l’urbanistica e la pianificazione, è un potente selettore di strategie e di progetti, agisce scegliendo i cicli da riattivare prima di altri perché capaci di alimentarne di nuovi, quelli da connettere per amplificarne gli effetti rigenerativi e quelli da recuperare dalle aporie dello sviluppo che ne hanno dimenticato il valore. L’iper-metabolismo urbano è quindi incrementale, strategico, reticolare, opensource, fondato sul riciclo e sulla resilienza, come dimostreremo nelle pagine seguenti. Agisce sui fattori vitali delle aree in declino, non per ricucire i rammendi di tessuti ormai in necrosi, ma rigenerando il tessuto come nuove e potenti cellule staminali coltivate in una soluzione di qualità, di identità, di sensibilità e di etica dello sviluppo. L’iper-metabolismo urbano è un progetto di città che ricompone e rende collaborativi i cicli dell’edilizia, dell’acqua, dell’energia, dei rifiuti, della mobilità, dei servizi, dell’ambiente e della produzione. Il nuovo iper-metabolismo urbano ha bisogno prima di tutto di nuovi sguardi che facciano emergere le preziose riserve di resilienza dal palinsesto delle città che si trovano ad affrontare le proteiche crisi in cui siamo immersi. Ha bisogno di nuovi urbanisti che progettino le città come organismi in metamorfosi, piuttosto che come cadaveri da resuscitare, agendo attraverso progetti acceleratori sui frammenti di paesaggio agrario, sui lacerti infrastrutturali, sui quartieri in riciclo funzionale, sulle armature di drosscapes, sugli arcipelaghi sociali in ebollizione partecipativa e sui microcosmi manifatturieri in fermento produttivo. Ha bisogno di nuovi amministratori che agiscano sui luoghi della città inversa: sulle periferie in transizione, sui quartieri industriali in ristrutturazione, sulle aree portuali e ferroviarie in fase di riciclo infrastrutturale. Luoghi lontani dai centri propulsori del modello urbano compulsivo, consumatore di suolo e di risorse, in cui sono stati preservati valori comunitari, paesaggistici e identitari. È soprattutto nei nuovi quartieri della marginalità stigmatizzata che può ripartire una città che sappia rimettere in gioco i suoi capitali dopo essere guarita dalla drammatica tossicodipendenza, da un’urbanistica della rendita che ne ha anestetizzato la capacità di immaginare, di progettare, di radicare e di guidare. Nelle aree urbane in crisi, in declino o ritardo evolutivo l’iper-metabolismo genera l’impulso per un riavvio endogeno, autosufficiente, a bassa intensità di costi, incrementale e ricorsivo, utilizzando i processi urbanistici e i dispositivi progettuali del Cityforming© Protocol, di cui descriveremo i principi, le procedure e i dispositivi.
Tutto questo è stato il Workshop PMO/Re-verse Hyper-cycling “Costa Sud”, svoltosi a Palermo nel settembre 2014, di cui questo volume raccoglie le premesse metodologiche e gli esiti progettuali. Una sfida collettiva per ripartire dalla geografia inversa della città, per riattivare i numerosi cicli interrotti, latenti, impliciti o dimenticati che strutturano la Costa Sud di Palermo. In un’ottica metropolitana e rur-urbana, sulla Costa Sud abbiamo sperimentato un’azione strategica di hyper-cycling, una successione di riavvii di cicli vitali capaci di attivare progressivamente tutte le risorse, materiali e immateriali, generando un potente urban bootstrapping capace di far partire un processo auto-sostenibile ricorsivo. Il workshop è stata una iniziativa di progettazione urbanistica ma anche di politica urbana e di innovazione sociale prodotta nell’ambito del PRIN “Re-cycle Italy”, coordinato da Renato Bocchi, e promossa dall’UdR di Palermo insieme al Comune di Palermo, l’ANCE Palermo e l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori della Provincia di Palermo. Insieme a Barbara Lino, che ha curato con me questo volume, componendone il senso e i percorsi narrativi degli esiti, ringraziamo tutti coloro che hanno arricchito i lavori, e questo libro, della loro competenza, esperienza e passione. L’occasione è preziosa e non va sprecata, perché la Costa Sud è oggetto di tensioni e trasformazioni, di attenzioni e infrastrutturazioni e potrebbe fungere da progetto-pilota per l’intera città, anche in un’ottica metropolitana. Il piano strategico e il nuovo piano regolatore generale, il tram e la zona franca urbana, il piano d’uso del demanio marittimo e la spiaggia urbana, le pedonalizzazioni e l’iscrizione nella WHL dell’Unesco, il social housing e il riuso delle aree dismesse, nonché i nuovi rapporti metropolitani con gli altri comuni sono temi che qui trovano concentrazione, ma sono altre tanto paradigmatici della Palermo Metropoli. I nuovi iper-metabolismi che emergeranno tra Sant’Erasmo e Acqua dei Corsari, Brancaccio e Ciaculli non saranno solo funzionali, infrastrutturali o urbanistici, ma interverranno sugli stili di vita, sui modi d’uso del territorio e sulle forme di comunità per uno sviluppo che torni a guardare a Sud.