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Il progetto deve fare i conti con una informalità che, esterna ad ogni controllo, potrà reinterpretare (recuperando, riusando, riciclando) il manufatto al di fuori dei processi, dei metodi e degli obiettivi che ne hanno determinato la produzione.
Questi progetti agri-urbani definiscono bene la pratica pluridisciplinare dell’agriurbanistica: urbanisti, paesaggisti, architetti, agricoltori e agronomi ecologisti lavorano insieme.
[…] occorre ridefinire i termini di un’autorialità di forma differente, in grado di esercitarsi non solo sulle forme degli oggetti e degli spazi fisici, ma anche sulle forme dei dialoghi e dei processi decisionali […]
Un nuovo to think project-action capace di sostituire all’impeto della parola “rivoluzione”, l’urgenza e la necessità della parola “risoluzione”, per scenari di “trasfigurazione della dismissione” in cui il progetto ed il processo di riciclo ne interpretano essenzialmente culture ed istanze.